Immigrazione

Negli ultimi due decenni i partiti della destra xenofoba sono riusciti ad imporre presso l'opinione pubblica (con l'aiuto di buona parte del giornalismo mainstream) l'idea che l'immigrazione rappresenti prima di tutto un pericolo, su molteplici piani: della sicurezza, dell'economia, degli usi e tradizioni in generale.

Una visione che, come al solito, non trova riscontro alcuno nei numeri.

La popolazione straniera in Italia rappresenta meno del 9% di quella totale (un dato inferiore a Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Svezia e altri Paesi europei). La stragrande maggioranza di essi è regolare.

Se guardiamo il mercato del lavoro, vediamo che il tasso d'occupazione (64,4% nel 2018) tra gli stranieri è più alto di quello tra gli italiani, che storicamente non arriva al 60%.



Secondo il rapporto Italia 2020 dell'Eurispes i lavoratori stranieri producono il 9% del PIL.

"Il bilancio tra costi e ricavi segnala un saldo attivo di 3,9 miliardi.
I lavoratori stranieri in Italia sono il 10,5% degli occupati, tra loro vi è un numero crescente di lavoratori autonomi, le loro piccole imprese (oltre 700.000) assumono centinaia di migliaia di italiani e sono di origine straniera il 9,4% degli imprenditori “italiani”. Gli immigrati versano 14 miliardi annui di contributi sociali e ne ricevono solo 7 tra indennità di disoccupazione e pensioni. I loro contributi ci permettono di pagare oltre 600.000 pensioni".


Eppure, le politiche messe in atto negli ultimi anni sono andate nella direzione opposta a quella auspicabile: hanno reso sempre più difficoltoso l'inserimento lavorativo, facilitando i ricongiungimenti familiari e richieste d'asilo.
Come ha spiegato Gianni Balduzzi su Linkiesta:
Nell’ultimo decennio sono crollati i permessi per lavoro, quelli che fino al 2010 costituivano la maggioranza, relativa o assoluta, delle motivazioni per consentire l’ingresso in Italia, non solo per gli uomini, ma anche per le donne.


È l’effetto del combinato disposto della legge Bossi-Fini, che rende praticamente impossibile entrare legalmente per lavorare, e dello stop alle regolarizzazioni, (...).

Un approccio assolutamente irrazionale e inefficace, che da un lato rende difficoltoso l'ingresso in Italia per motivi di lavoro, dall'altro non riesce a bloccare l'immigrazione irregolare (di cui gli sbarchi rappresentano solo una piccola parte) né a eseguire i tanto sbandierati rimpatri (per i quali servirebbero accordi bilaterali con i Paesi d'origine); il tutto porta, ciclicamente, a varare sanatorie peraltro sempre meno efficaci, visto che i suddetti partiti xenofobi - che le hanno varate quand'erano al governo - le dipingono sistematicamente come mostruosità.

Riteniamo ragionevoli molte delle proposte contenute nella Legge d'iniziativa popolare nota come Erostraniero, che chiede:

1. Permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione

S’introduce il permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) da rilasciare a lavoratori stranieri per facilitare l’incontro con i datori di lavoro italiani e per consentire a coloro che sono stati selezionati, anche attraverso intermediari sulla base delle richieste di figure professionali, di svolgere i colloqui di lavoro. L’attività d’intermediazione tra la domanda di lavoro delle imprese italiane e l’offerta da parte di lavoratori stranieri può essere esercitata da tutti i soggetti pubblici e privati già indicati nella legge Biagi e nel Jobs Act (centri per l’impiego, agenzie private per il lavoro, enti bilaterali, università, ecc.), ai quali sono aggiunti i fondi interprofessionali, le camere di commercio e le Onlus, oltre alle rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero.

2. Reintroduzione del sistema dello sponsor (sistema a chiamata diretta)

Si reintroduce il sistema dello sponsor, originariamente previsto dalla legge Turco Napolitano, anche da parte di singoli privati per l’inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero con la garanzia di risorse finanziarie adeguate e disponibilità di un alloggio per il periodo di permanenza sul territorio nazionale, agevolando in primo luogo quanti abbiano già avuto precedenti esperienze lavorative in Italia o abbiano frequentato corsi di lingua italiana o di formazione professionale.

3. Regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”

Si prevede la regolarizzazione su base individuale degli stranieri che si trovino in situazione di soggiorno irregolare allorché sia dimostrabile l’esistenza in Italia di un’attività lavorativa (trasformabile in attività regolare o denunciabile in caso di sfruttamento lavorativo) o di comprovati legami familiari o l’assenza di legami concreti con il paese di origine, sul modello della Spagna e della Germania. Tale permesso di soggiorno per comprovata integrazione dovrebbe essere rinnovabile anche in caso di perdita del posto di lavoro alle condizioni già previste per il “permesso attesa occupazione” e nel caso in cui lo straniero, in mancanza di un contratto di lavoro, dimostri di essersi registrato come disoccupato, aver reso la dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego. Si prevede inoltre la possibilità di trasformare il permesso di soggiorno per richiesta asilo in permesso di soggiorno per comprovata integrazione anche nel caso del richiedente asilo diniegato in via definitiva che abbia svolto un percorso fruttuoso di formazione e di integrazione.

4. Misure per l’inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo

Si prevede di ampliare il sistema Sprar puntando su un’accoglienza diffusa capillarmente nel territorio con piccoli numeri, rafforzando il legame territorio/accoglienza/inclusione attraverso tre azioni essenziali: apprendimento della lingua, formazione professionale, accesso al lavoro. Si introducono misure per aumentare, a beneficio di tutti, l’efficacia dei centri per l’impiego, da finanziare con i fondi europei Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione), a partire dall’aumento del numero degli addetti e la creazione di sportelli con operatori e mediatori specializzati nei servizi rivolti a richiedenti asilo e rifugiati.

5. Godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati

Ai lavoratori extracomunitari che decidono di rimpatriare definitivamente – a prescindere da accordi di reciprocità tra l’Italia e il paese di origine – va garantito il diritto a conservare tutti i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati in modo che possa goderne, al verificarsi della maturazione dei requisiti previsti dalla normativa vigente, anche in deroga al requisito dell’anzianità contributiva minima di vent’anni.

6. Uguaglianza nelle prestazioni di sicurezza sociale

Vengono eliminate tutte le disposizioni che richiedono, per l’accesso a molte prestazioni di sicurezza sociale (assegno di natalità, indennità di maternità di base, sostegno all’inclusione attiva ecc.), il requisito del permesso di lungo periodo, tornando al sistema originario previsto dall’art. 41 del T.U. immigrazione che prevedeva la parità di trattamento nelle prestazioni per tutti gli stranieri titolari di un permesso di almeno un anno.

7. Effettiva partecipazione alla vita democratica

Si prevede l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.

Parallelamente a ciò, una volta assicurata la possibilità di entrare in Italia attraverso canali legali e sicuri, si propone di avviare trattavie in modo serio con i principali Paesi d'origine per raggiungere quei famosi accordi bilaterali che consentano il rimpatrio civile e ordinato di coloro che si trovino illegamente sul territorio nazionale.